Tweet Senza Prometeo: 2011

lunedì 5 dicembre 2011

Tanti, maledetti e subito

Tanti, maledetti e subito questa in sintesi la manovra di Mario Monti. Una manovra dettata dai tempi stretti che ci hanno imposto i mercati , cioe coloro che investono nei nostri titoli di Stato .
Si sa le cose fatte in fretta non vengono mai al meglio e per quanto attenta alle esigenze di tutte le componenti sociali alla fine si e' fatto un compromesso e si e' attinto in larga misura  dove e' facile e rapido attingere,  cioe' tutti i soggetti classificabile che gia' pagano , ivi compresi i patrimoni gia' schedati . Rimangono i capitali all'estero come quelli in Svizzera  , quasi 400 miliardi , che possono essere soggetti a tassazione con una convenzione tra Italia e Svizzera simile a quella gia' attuata da Germania e Inghilterra, si puo' mettere mano anche all'ICI sui beni eclesiastici non interessati al culto , si puo' dismettere parte del patrimonio immobiliare dello Stato e con il ricavato abbattere una parte del debito pubblico, si puo' intervenire abbassando ancora gli importi tracciabili, come suggeriva Milena Gaganelli conduttrice di Report, fino all'ultimo centesimo e pagare con la carta di credito anche il caffe' come fanno gia' in Francia .
Si potrebbero dedurre dal reddito le fatture dei lavoratori autonomi , idrailico piuttosto che libero professionista, per incentivare anche i cittadini a richiedere fattura e quindi obbligando tutti a pagare le imposte , si puo' se c'e' volonta' politica .
 Diciamolo a Monti , diciamolo tutti insieme e forse ascoltera' i consigli se davvero vuole equita' e allora i tanti miliardi che si possono recuperare potranno consentire ai pensionati una vita decorosa, ai giovani e ai lavoratori  la garanzia di un lavoro e di ammortizzatori sociali adeguati perche' senza soldi un governo puo'  fare solo manovre recessive .  

venerdì 18 novembre 2011

La crisi del "museo Europa"


Limes,  rivista italiana di geopolitica,  ebbe a definire l’Europa, divisa e decadente, un museo . 
Assistiamo ad una crisi che colpisce l’Italia e non solo, dove i cosiddetti mercati hanno messo le nazioni piu’ esposte nelle condizioni di dover sostenere manovre economiche sempre piu’ pesanti a carico dei loro cittadini per fronteggiare i tracolli di borsa e il costante aumento degli interessi sui titoli poliennali emessi per renderli piu’ appetibili agli investitori, sempre piu’ diffidenti verso  i debiti sovrani . 
Se cio’ al principio sembrava applicarsi solo a paesi come Grecia , Irlanda e Portogallo, via via e’ diventato sempre piu’ chiaro che gli attacchi ai paesi dell’area euro stava diventando sistemico ed ora anche nazioni come la Francia vengono fatti oggetto di questi attacchi speculativi .
 Appare sempre piu’ chiaro che ad essere oggetto di speculazione finanziaria e’ la stessa moneta unica europea . 
Molti spiegano in una sorta di complotto pilotato da grandi banche d’affari gli avvenimenti economici in corso . Penso che cio’ sia vero solo in parte e in parte sia un modo consolatorio per cercare un colpevole : similmente al  complotto giudaico-massonico che porto’ conseguenze tragiche nell’Europa del 900.  
    Io credo che buona parte dei  nostri guai e di quelli che sta via via attraversando l’Europa , eccezion fatta al momento per la Germania, sia determinato dalla formazione sino ad ora monca della stessa Europa .
La mancata attuazione di una Europa politica, il permanere di identita’ nazionali spesso piu’ o meno velatamente in conflitto, la presenza di una BCE con poteri anomali per volere della stessa Germania , siano tra  i fattori che determina una sostanziale vulnerabilita’ dell’area euro rispetto  alle altre monete .
Gli "Stati Uniti d’Europa" é rimasto per molti un grande sogno nel cassetto con il risultato che l’Europa e’ invecchiata  mentre nel mondo si affacciano nuove potenze economiche forti nei numeri e nella geografia politica della terra .
L’europa appare sempre piu’ il museo dove antiche identita’ nazionali tentano di giocare ruoli separati che non hanno piu’ ragione di esistere in un mondo sempre  piu’ interconnesso e globale .
A maggior ragione se l’euro dovesse soccombere le varie monete nazionali sarebbero fragili vasi di coccio in mezzo ai vasi di ferro delle nazioni piu’ potenti perche’ piu’ coese .
 Solo con una visione lungimirante e una unita’ politica ed economica , non solo monetaria, dell’Europa questa potra’ riprendere a pieno titolo il ruolo di potenza mondiale e potra’ fronteggiare la speculazione con successo.  Da quel momento potra’ chiedere e imporre che le banche d’affari vengano scorporate dalle banche al consumo , che i paradisi fiscali esistenti, anche in seno alla stessa geografia europea,vengano smantellati, che si costituisca un fondo aureo comune al pari della federal riserve americana in grado di garantire la moneta unica ,
Allora l’Europa avra’ quel rispetto che ora i mercati mondiali sembrano negargli .

venerdì 11 novembre 2011

Per una nuova "regolation" mondiale

Ogni evento traumatico dovrebbe servire a porre le basi per non ripetere gli errori del passato .
Anche questa crisi economica sarebbe inutile se le nazioni , se i cittadini che votano per i loro governi non prendessero in seria considerazione l'eventualita' di porre in discussione l'attuale sistema economico e le tecniche finanziarie fino ad oggi ritenute vangelo . Concetti come PIL , organismi come BCE e FMI dovrebbero essere banditi dai vocabolari e dallo scenario mondiale .
Il benessere della nazioni e quindi dei popoli e' stato interpretato come indebitamento , come puro meccanismo finanziario ed economico e ha rivelato i suoi limiti . L'esclusione della variabile umana e il tentativo di ridurre tutto ai numeri legati al denaro ha finito per smarrire il fine stesso per cui la parola benessere, ovvero felicita' ,era stata formulata .
 Un uomo pieno di debiti che spende piu' di cio' che guadagna e' un parametro di benessere rilevante , ma secondo le logiche del PIL quello stesso uomo se vivesse decorosamente e felicemente  in base alle risorse di una azienda agricola auto sufficiente sotto il profilo alimentare ed energetico sarebbe un miserabile perche' i suoi consumi commerciali sarebbero quasi pari a zero .
Alla finanza ha fatto comodo per decenni che i cittadini si indebitassero e le nazioni si indebitassero ed ora quel debito viene rinfacciato come causa di un male che e' stato ampiamente sponsorizzato e voluto come volano dell'economia ben sapendo che si stava drogando il mercato e lo si allontanava sempre piu' dalle situazioni reali delle societa' e dei cittadini . Questo e' il PIL da cui derivano i presupposti per la crescita infinita , la vera utopia del nostro tempo , questo e' il risultato dell'estromissione del fattore umano dall'economia .
Esiste un piccolo paese Asiatico che ha fatto sorridere il mondo : il Bhutan che valuta il benessere con l'Indice di Felicita' Interna , un parametro che da una dimensione davvero umana al benessere ed e' un esempio di come sia possibile cambiare le leggi economiche di un paese .
 Eliminare il PIL come parametro unico del benessere,, ritornare ad una moneta che sia espressione delle autorita' nazionali e non delle banche centrali e sia il corrispettivo del valore reale della ricchezza prodotta e accomulata da un paese . Legare il capitale ai beni e servizi prodotti ,eliminare i paradisi fiscali e mettere paletti stringenti alla finanza speculativa : queste alcune delle ricette per ritornare alla normalita'. Se questa crisi passera' si dovra' sostituire la deregolation, frutto di un neoliberismo criminogeno, con una  "regolation" che dia nuove formulazioni all'economia del futuro, se vorremo ancora parlare di futuro per i cittadini del mondo che verra'.

sabato 5 novembre 2011

Il "99% " che si manifesta


Credo che meriti attenzione il fenomeno di quel 99% che si dichiara contro quell'1% dei piu' ricchi e potenti nel mondo .  In questi ultimi anni e in particolare nel periodo contrassegnato dall'ultimo governo Berlusconi di volta in volta moltissimi giovani e non con varie sigle ( no global, onda, popolo viola , indignati ,. movimento 15 ottobre, no TAV ecc ) in varie forme hanno evidenziato un fenomeno di presa di coscienza della cittadinanza piu' informata rispetto all'evoluzione del sistema politico/ economico che governa il mondo .
Con il liberismo si e' creata sempre piu' una frattura fra l'economia contrassegnata dal vecchio capitalismo basato su beni e servizi e che aveva come antagonista l'altrettanto vecchio comunismo anticapitalista .
Ormai si percepisce che il vero "padrone" mondiale e' il mercato, un mercato drogato dalla finanza creativa , ed e' un padrone tanto prepotente da rendere accomunati nell'antagonismo cittadini di tutti i ceti e di tutte le eta' .
La vecchia contrapposizione operai-imprenditori sembra superata da questa minaccia che relega per sua incapacita' e impotenza la politica ad un ruolo subalterno , una incapacita' spesso dettata anche da una visione ideologica che rimane ancorata al tabu' liberista del rifiuto di ogni rfegolamentazione del mercato e abdica al ruolo di indirizzo dell'econimia visto come un pericoloso ritorno al socialismo reale .
Ebbene io credo che le rivolte degli indignati e similari siano il fenomeno di questo disagio e della consapevolezza sempre piu' viva che se non si esce da questo sistema cosi concepito si rischia davvero una perdita di democrazia e una perdita di tutte le conquiste civili faticosamente raggiunte in tanti anni di lotte e di maturita' civile .
 Questo se vale per l'europa e per l'occidente , vale ancora di piu' per un paese fragile come l'Italia . Di questa consapevolezza devono farsi carico a maggior ragione le sinistre che in questi ultimi anni anziche' formulare una visione originale della politica hanno vanamente rincorso la visione neo liberista ,anche se con correzioni scarsamente significative .
 L'europa , mancando di un governo politico ed economico , che lascia il progetto unitario sostanzialmente zoppo, finisce per esser succube  della BCE e del FMI ,uniche istituzioni dotatedi un certo potere reale , ma anche conservatore e miope .
 Occorre una visione del mondo che sappia dotarsi di antidoti capaci di arginare e contrastare le spinte speculative da un lato e un capitalismo finanziario fatto di carta  e di scommesse ,che nulla a che vedere con il valore reale delle merci e dei beni , ne tanto meno con la visione di un capitalismo capace di allargare la base del benessere alla comunita' umana .
 Se non vi sara' una vera svolta, il capitalismo, gia' incrinato dalla sua evoluzione storica, rischia di diventare al pari del comunismo reale , l'altra faccia di una filosofia tragica e devastante per le generazioni che verranno . Il germe di una nuova filosofia mondiale e' in quei movimenti che riempiono le piazze del mondo , ancora presto per dire se diventeranno capaci di mettere radici e dare frutti,, ma, molto piu' che una speranza, sono una promessa

lunedì 24 ottobre 2011

La perenne ricerca di felicita'

Fin dagli albori della specie umana il dolore e la morte vennero vissuti con angoscia come un "non senso" e dovette essere cosi' che si manifestarono i primi tentativi di esorcizzare la morte e di trovare un senso alla sofferenza .
I miti ,nella mitologia classica della Grecia antica altro non sono che il primo tentativo di dare senso alla paura della morte . Gli dei rappresentavano il desiderio di rappresentarsi una realta' diversa da quella dei mortali , ma questo tentativo non era del tutto soddisfacente .
 La filosofia quindi come ricerca ,anche nell'etimologia , della necessita' di porre l'attenzione verso le cose per portare alla luce delle verita' incontrovetibili ,tali da fugare la paura della morte e della sofferenza , fu fin dagli esordi la formula che diede risposte a quell' insensatezza del vivere e del morire .
Ma i greci, che vivevano la natura non come nemica o come schiava dell'uomo, sapevano da essa cogliere la crudelta' innocente e ne fecero una compagna e una insegnante di vita . Prometeo che prometteva false speranze agli uomini illudendoli nel  loro desiderio di eternita' venne incatenato e punito per questo .
 Le religioni , che in occidente ebbero origine ben oltre la nascita dei primi filosofi,  ribaltarono  la situazione  proponendosi come  la soluzione all'eterno timore della morte e della sofferenza cercando per la prima la trascendenza oltre la vita in dimensioni ultraterrene e cercando di dare scopo e ragione alla seconda . Questa costante ricerca di verita' e' andata ben oltre la filosofia e la stessa religione ,se nel 900 , quando anche la religione iniziava a mostrare i suoi limiti di fronte all'incalzare della scienza , l'attenzione di una vasta platea di esseri umani ebbe a dividersi tra il comunismo da una parte e il capitalismo dall'altra .
Ecco quindi nuovamente, dopo millenni, dispiegarsi di nuovo la ricerca di antidoti alla morte e al dolore come ricerca di felicita' attraverso l'uguaglianza da un lato e il benessere materiale dall'altro .
Ma oggi sono ancora valide queste prospettive ?  Anche queste vacillano e non vengono piu' interpretate come "verita' " perche' qualcos'altro sta prendendo il sopravvento : la scienza e ancora di piu' la tecnica sempre maggiormente rappresentano la missione salvifica del genere umano che ad esse si rivolge per fugare quelle paure ancestrali mai sopite : il dolore e l'ineluttabilita' della morte e l'invincibile quanto illusoria ricerca di eternita' .

lunedì 17 ottobre 2011

Metamorfosi della tecnica . Il post nazismo del capitale .

Alla manifestazione degli indignati si doveva parlare di lavoro, di economia, di politica e di finanza mondiale . Qualcuno ha voluto cucire la bocca al movimento 15 ottobre con scontri di piazza che nulla hanno a che fare con questi argomenti nel modo e nei tempi in cui si sono verificati . Quando e' veramente iniziato il primato della tecnica e quindi anche della tecnica finanziaria sulla politica ? Nei campi di concentramento nazisti . Quando a Norimberga venne chiesto ai criminali nazisti di dare spiegazioni sui loro crimini una delle risposte piu' consuete era " Ho eseguito gli ordini " . Chi smistava i deportati nei campi di sterminio non era tenuto a sapere cosa sarebbe accaduto di loro . Era iniziato il concetto di  "non competenza" cosi caro a tanti impiegati dietro agli sportelli pubblici quando rivolgiamo loro una domanda o chiediamo una spiegazione . Ognuno nella finanza , nella politica e nella societa' agisce secondo " mansionari " per cui nessuno e' piu' responsabile o si sente responsabile  della catena a seguire .
Se in borsa una societa' specula sul prezzo del grano e cio' provoca la morte per fame in Eiopia di migliaia di individui , il principio di non responsabilita' e di non competenza rende la questione del tutto ininfluente se cio' e' vantaggioso per colui che l'ha determinata . Il capitalismo finanziario ormai e' questo , la lunga mano del post nazismo .

venerdì 14 ottobre 2011


Quando il profitto diventa l'unico valore fondante di una societa' gli esseri umani diventano merce e il valore di ciascuno e' quello della utilita' e nell'utilita' ognuno si identifica e trova il metro della sua adeguatezza o inadeguatezza rispetto agli altri e rispetto alle aspetative della societa' .
Kant diceva che l'uomo non e' un mezzo , ma il fine . Difficile oggi riconoscere l'uomo in quella dichiarazione . In nome del denaro tutti sono ormai mezzi che concorrono all'utilita' cioe al profitto . Se non si e' dentro a queste regole si e' fuori dal contesto sociale . Ecco allora che l'emarginazione dei giovani precari,dei disoccupati , degli anziani, dei disabili rientra in questa logica .
Chi non concorre al profitto , chi non risponde ad un concetto utilitaristico, non puo' realizzare se stesso e non fa parte della societa' .
L'autorealizzazione che i greci chiamavano " eudaimonia " divenda oggi al massimo edonia , ricerca dell'indidualismo e perdita di relazione con gli altri . Recuperare la relazione e la condivisione e' gia' di per se rivoluzionario .
 I movimenti giovanili che oggi nelle piazze ,sotto diverse bandiere e denominazioni ,si ritrovano sempre piu' spesso per dichiarare la loro avvesrione verso una societa' cosi costituita , sono il nucleo fondativo di una nuova filofofia capace   via via di soppiantare la societa' capitalista e neoliberista che ormai mostra tutti i limiti e le pericolose derive antidemocratiche e repressive a cui e' destinata .al pari di quelle gia superate del comunismo della seconda meta' del 900 , ma con una differenza sostanziale .
 Il comunismo non e' imploso a causa di rivolte che avessero come oggetto la contestazione dell'egualitarismo e della mancanza di liberta' , ma per i limiti imposti dal quel progresso tecnologico che mettendosi in concorrenza con l'occidente non seppe , ne pote' reggerne l'evoluzione determinandone il collasso economico.
Oggi indirettamente e' quello stesso progresso tecnologico che applicato e implicato nella finanza mette in evidenza i limiti e definisce anche le premesse per il crollo del capitalismo in occidente .

martedì 11 ottobre 2011

Una filosofia per il postliberismo

Di fronte alla finanza globale i conflitti tradizionali tra lavoratori e imprenditori sono superati dal fatto che entrambi si trovano ad affrontare un nessuno che si chiama mercato . Ma Aristotele ci ricorda che dietro a nessuno c’e’ sempre qualcuno e quel qualcuno non e’ un evento imprevedibile e ineluttabile, non e’ un terremoto o un’alluvione , perche’ e’ un’evento umano e quindi umanamente controllabile e contrastabile .

A chi spetta la funzione di controllo e di indirizzo se non alla politica e la politica cosa e’ se non la volonta’ dei governi e quindi dei cittadini ? Cambiare si puo’ , cambiare i governi e se necessario le istituzioni e se necessario le regole della societa’, se il fine e’ quello di eliminare la dittatura della finanza globale .
Deve subentrare il concetto che vi possono e debbono esserci dei limiti al profitto e che questo non puo’ toccare i beni primari che servono all’alimentazione : non l’acqua, non il grano, non le foreste e le risorse ambientali essenziali alla vita degli uomini , siano essi poveri o benestanti . Non si possono ridurre gli uomini e le nazioni in schiavitu' per servire il fondo monetario internazionale . Non si possono negare i medicinali perche' si e' indebitati . Queste regole non possono essere lasciate al mercato . Liberta’ e liberismo non sono la stessa cosa .

lunedì 10 ottobre 2011

Chiamiamoci citoyen

Nella storia ci sono stati molti modi di definire coloro che appartenevano ad un movimento in cui si riconoscevano per ideali e credo politico o religioso : fratelli, compagni, camerati eccetera , ma il termine storicamente che piu' mi ha dato senso di appartenenza e' "cittadino" o citoyen alla francese . 
Si fecero chiamare "cittadini" i francesi nel  momento davvero sanguinoso e sublime della storia in cui finalmente si sanciscono i cardini della civilta' moderna definiti in " liberte', egalite', fraternite'" .
 Il "cittadino" ha una dignita' di  rappresentanza civile , e' un uomo consapevole dei suoi diritti e dei suoi doveri , non e' "popolo"   che segue un pastore , non e' un "accasermato" , e' l'uomo libero, consapevole, responsabile .
Oggi si fa un gran parlare di popolo e  si tratta di persone che nel nostro tempo hanno diritto di voto , ma che uso fanno di questo diritto ?
Spesso neppure ne fanno uso o in larga parte votano una faccia, uno slogan, una bandiera senza chiedersi cosa ci sia dietro, quali principi, quali valori, quali biografie e storia e filosofie .
Usano di un diritto e un potere davvero grande in modo superficiale , distratto e ignorante nel senso di coloro che scentemente preferiscono ignorare .
Si dovrebbero sottoporre ad esame gli elettori per sincerarsi che siano degni di questo diritto, se non ci fosse il ragionevole dubbio di come debba essere composta la commissione esaminatrice .
Il popolo e' spesso una massa irragionevole che nella storia ha portato al potere uomini come Stalin, Hitler, Mussolini , dittatori che hanno represso le liberta' nel sangue . Le citoyen con il sangue hanno creato le premesse di un mondo libero dagli assolutismi e hanno costruito le basi delle moderne democrazie . Un denominatore comune con esiti opposti .
Dovremmo tornare ad essere "cittadini" e a definirsi cittadini tutti coloro che aspirano ad una politica consapevole, eticamente corretta, moralmente irreprensibile , competente e lungimirante , cioe' l'esatto opposto di cio' che e' oggi nel suo complesso .
  Se in Italia e non solo avessimo "cittadini" anziche' "popolo" il berlusconismo non si sarebbe mai radicato.

giovedì 6 ottobre 2011

La societa' decadente



La mia generazione , quella nata dopo la seconda guerra mondiale, guardava al futuro , ecco, il segreto di quella vitalita’, di quell’ottimismo che ci consentiva di superare disagi e manchevolezze dell’Italia post bellica , disagi e mancanze a ben vedere perfino piu’ pesanti  di quelle che oggi sono sotto i nostri occhi, e’ tutta in questa parola : si chiama “ la speranza possibile “ .
.Quando si parla di speranza si fa sovente riferimento ad una visione cristiana  che lascia intendere  un divenire ben oltre la nostra stessa vita . Io mi riferisco piu’ laicamente alle prospettive  , agli scopi, agli obbiettivi che ogni giovane ricerca per il suo futuro prossimo se non immediato ed e’ questo che viene a mancare ed e’ questo che determina il nichilismo  .
 Oggi i giovani  si sentono traditi , traditi da quella generazione che non ha saputo trasmettere loro le condizioni di una “ speranza possibile “. 
Eppure una larga parte di noi quel tradimento lo aveva avvertito gia’ nel 68 . Quando i giovani del tempo decisero di scendere nelle piazze per chiedere nuovi diritti e liberta’  fino a quel momento negate , era perche’ credevano nella speranza del possibile e a volte anche  dell’impossibile , ma avvertivano che una parte importante della societa’ del tempo   voleva invece la conservazione e aspirava a nostalgie di un passato che noi volevamo fosse superato per sempre .
 Inutile fare qui il riepilogo della storia , ma oggi sappiamo che non e’ stata quella nostra generazione a sbagliare e constatiamo invece che quella parte della societa’ che gia’ a suo tempo voleva la conservazione e il ritorno al passato e’ l’attuale protagonista del nostro tempo .
 Oggi sembrano vincenti coloro che volevano ieri  come  oggi  un ritorno ad un regime autoritario e repressivo , o avevano nostalgia perfino per un passato fascista , coloro che ieri come oggi subivano, obtorto collo, quella costituzione che noi credevamo e crediamo dovesse avere piena e totale attuazione.
 Per decenni abbiamo vissuto i tentativi andati a vuoto di destabilizzare le istituzioni , di alterare la costituzione , di assumere il potere per il potere .
Le stragi , i depistaggi, i tentativi di golpe, le “maggioranze silenziose” , le loggie massoniche deviate , hanno combattuto una battaglia costante contro le forze vive e giovani del tempo ,come lo sono quelle attuali che ci guardano con commiserevole sufficienza , quelle generazioni che si riconoscevano nei movimenti studenteschi , operai, intellettuali, che allora come oggi volevano vedere attuati fino in fondo i diritti costituzionali e sognavano una societa’ capace di andare ancora oltre a quei diritti, gia’ sanciti, ma quasi sempre disattesi nella pratica quotidiana . Non e’ la mia generazione ad aver sbagliato , non quella che si batteva per i diritti , oggi e’ il tempo dei traditori di quella generazione  e di quella attuale.
La civilta’ e’ civilta’ se rappresenta un progresso sociale e non soltanto tecnologico e il cammino della civilta’ non e’ mai una linea retta , conosce discese a volte ripide e salite lente e faticose , ma alla fine ogni uomo sano di mente e di spirito aspira ad una ascesa . Se viene meno questa aspirazione muore la speranza, il senso prospettico del vivere ,  ed e’ cio’ che noi vediamo chiaramente  in questo terzo millennio .

La rivoluzione proibita


La rivoluzione proibita

La parola rivoluzione : il tabu dei tabu che risveglia incubi e fantasmi nei poteri al punto di bandirla dal vocabolario, al punto di mettere in moto meccanismi di difesa piu' alti di quelli che si allertano contro la mafia o qualsiasi altro crimine .

Perche' questa parola fa cosi paura alla politica  e alle caste mentre  rappresenta invece una speranza per gli oppressi, i ceti deboli e diseredati , per coloro che pensano e avvertono quando un sistema decade irreversibilmente nell'autoritarismo autoreferenziale e invasivo come una metastasi ? chiediamocelo .
Forse perche’ la rivoluzione e’ sinonimo di violenza  , non la violenza individuale o di gruppi organizzati facilmente debellabili, ma  la violenza collettiva, estesa, di intere classi sociali o di masse di cittadini capaci di estromettere i governanti e coloro che in qualche modo hanno il potere di manipolare altri uomini in virtu’ della loro posizione .

La storia ci insegna che in ogni epoca le minoranze oppresse divenute in qualche caso maggioranza hanno reagito con forme di violenza collettiva la’ dove qualsiasi altra forma di resistenza era risultata inutile . Spesso queste rivolte si sono tradotte in un bagno di sangue per coloro che avevano osato ribellarsi , in altri casi e’ avvenuto l’opposto , ma questi ultimi e non i restauratori  hanno segnato una  autentica svolta nelle dinamiche della storia e delle istituzioni . In Europa, da Roma, al medioevo , al 700 e fino al 900 le rivolte e le rivoluzioni venute sempre dal basso prima e dai ceti medi poi,  hanno progressivamente determinato un graduale allargamento dei diritti civili e viene spontaneo domandarsi se in assenza di tali eventi, pur cruenti e tragici, saremmo oggi, ma dovrei dire fino a ieri,  al punto di consapevolezza civile che contraddistingue o dovrebbe contraddistinguere  i paese occidentali .

Oggi esistono le condizioni perche’ sia ancora di attualita’ il termine rivoluzione ? La rivoluzione e’ lo scontro di due volonta’ come fu in passato quella della classe operaia contro quella padronale e quindi sembra ormai quanto meno anacronistica , ma oggi possiamo dire che la volonta’ dei cittadini coincide con quella dei governi ? Quella dell’economia coincide con quella di coloro che dall’economia dovrebbero trarre benessere ?  Vi sono segnali che indicano un istaurarsi di situazioni di distacco tra cittadinanza e poteri costituiti che potrebbero farci cambiare idea circa l’utopia rivoluzionaria  . Innanzi tutto la messa al bando della stessa parola “rivoluzione” che indica quanti malcelati timori evochi in chi ne esorcizza il significato : forse cattiva coscienza ? E poi l’involuzione delle democrazie del dopoguerra che , in particolare nel nostro paese , si sono posizionate sempre in difesa dei privilegi delle classi abbienti e delle corporazioni emarginando di fatto la parte della societa’ che aspirava al riscatto sociale e mettendola in condizione di non avere ne reali prospettive per il futuro ne rappresentanza degna di assurgere a governo. A cio’ si aggiunge il degrado della politica e della societa’ che nella illegalita’ e nella corruzione ritrova sempre piu’ la sua natura tanto da declinarsi come decadente e marcescente . La deriva della stessa societa’ postindustriale che ha tradito le speranze di tanti lavoratori e li costringe al muro della privazione dei diritti e della concorrenza al ribasso con i paesi meno civili ed evoluti non fornisce piu’ prospettive .

Di fronte a questo, gli orizzonti  si riducono e le prospettive di una soluzione democratica e civile si annebbiano dando luogo ancora una volta alla concreta speranza  del  rimedio estremo contro i mali estremi . Forse cio’ non e’ piu’ giusto di quanto lo possa essere un terremoto o un’alluvione , ma certamente anche i cicli storici in qualche modo sono paragonabili agli  eventi naturali. In certi casi quindi le rivoluzioni possono essere l’unica possibilita’ per ricostruire da zero le societa’ umane  e  liberare energie  nuove capaci di elaborare la speranza per un futuro piu’ giusto ed equanime .
 Per essere protagonisti nella storia tuttavia bisogna entrare nella storia a pie’ pari . La storia che era  fatta un tempo dai nobili  fu soppiantata dalla classe media e dalla borghesia nel momento in cui con la rivoluzione francese si posero questi ultimi come forza dinamica e trainante della societa’ francese , allo stesso modo la classe operaia emarginata dal protagonismo storico della borghesia industriale seppe diventare soggetto storico con gli scioperi e le lotte operaie, che erano forme di rivoluzione controllata contro il padronato.  Per quanto meno cruenti    anche i primi grandi scioperi costarono  un tributo di sangue e di sofferenze per ottenere il diritto ad appartenere alla storia e qundi a dettare le condizioni dei propri diritti , diritti oggi persi perche’ non piu’ adeguatamente difesi .  .

 Oggi i movimenti di cittadini che nascono spontanei nella societa’ civile attraverso internet  e attraverso i mezzi di comunicazione sempre piu’ evoluti e interattivi possono diventare protagonisti, ma per farlo occorre grande coesione e una volonta’ comune di cambiamento come avvenuto nei recenti episodi della cosiddetta primavera araba . In questo senso e in questo quadro  oggi le rivoluzioni sono ancora possibili anche in occidente , per quanto ovviamente proibite, altrimenti che rivoluzioni sarebbero .   

martedì 4 ottobre 2011

Senza freni

Molte volte mi sono immaginato la societa' occidentale ,che ormai ha contagiato il mondo, come un treno che viaggia a grande velocita' senza guida verso un ponte scricchiolante dove quel treno e' destinato a finire la sua corsa in uno schianto . Solo un folle puo' pensare che non esistano limiti , che le risorse ambientali e naturali siano infinite su un pianeta nemmeno grande, come la terra su cui viviamo . Eppure la follia si e' impadronita del mondo . Il concetto biblico del " dominate su tutte le cose " e' stato preso cosi alla lettera che nulla si salva dall'insaziabile fame di risorse .  Eppure sappiamo che le risorse del pianeta non sono inesauribili , perfino i pesci nei mari , perfino le foreste, perfino l'acqua dolce, stanno mostrando i segni di un progressivo  esaurimento . Tuttavia  nella mente di milioni di uomini cio' sembrava impossibile fino a pochi anni fa .
La tecnica ci ha reso ciechi e sordi , ci fa credere che tutto sia risolvibile, anche dove ogni piu' elementare buon senso ci dice il contrario .
Gia' i Greci nell'antichita' con il mito di Prometeo ci avevano insegnato che bisogna porre un freno alla smodata mania di onnipotenza dell'uomo . Platone ci insegno' che non poteva essere l'uomo a dominare il creato, ma doveva essere giustamente adattarsi ad esso . I greci non vedevano nella morte e quindi nei limiti imposti dalla natura un ostacolo da cui insesatamente dovevano liberarsi , ma la fine di un ciclo biologico, tanto che per i greci gli uomini erano naturalmente definiti " i mortali " per distinguerli dagli dei dell'Olimpo . Ecco il senso del limite che l'uomo folle del nostro tempo ha smarrito volendo assomigliare piu' agli dei che ai mortali , ma gli dei stanno in qualche cielo ben lontano dalla terra dove noi dobbiamo vivere .

Sviluppo senza progresso

Si fa un gran parlare di sviluppo , sene parla nei convegni, sulle pagine dei giornali, nei discorsi dei politici e degli economisti . Una parola altrettanto abusata pero' e' quasi scomparsa . La parola progresso . Il progresso implica una speranza , di piu' , una promessa : miglioreremo ! . La storia va avanti e persegue un fine : il milioramento della societa' umana . Progresso civile nella societa', economico nel benessere, scientifico nella ricerca e nelle soluzioni ai tanti limiti dell'uomo .
Se la speranza muore, se il tempo ha un raggio breve , se la storia non ha piu' senso cosi come il senso prospettico della vita , allora ci rimane solo lo sviluppo, che e' rincorsa della quantita', al posto della qualita' impossibile . Lo sviluppo e' miope perche' non crede nel futuro , e' un modo per arraffare , accaparrare, consumare tutto per l'oggi o al massimo per il giorno dopo, senza curarsi se nel futuro questo determinera' magari la fine delle risorse, della vita sul pianeta e in ultima analisi la fine dell'umanita' cosi come oggi la conosciamo .

La filosofia semplice

Come il contadino cosi' il filosofo semina idee , visioni del mondo e dell'uomo , ma per farlo deve prima rivoltare la terra , sollevare dubbi, mettere in discussione molti strati esistenti che si sono cementati nella societa' e cio' e' scomodo a molti , a molti fa paura , a molti non conviene . Non conviene ai politici, ai poteri consolidati, agli psicologi e agli stessi filosofi a volte . Tanto piu' profondo ed esteso e' il pensiero tanto piu' trova detrattori e nemici .
Ogni grande filosofo o ricercatore o scenziato, ha avuto un certo numero di mediocri invidiosi pronti a criticarlo . Come diceva Platone avremmo bisogno di filosofi che sappiano regnare o re che siano anche filosofi .
Abbiamo bisogno di nuove menti come fu Marx nel 900 , Kant e Rousseau nel 700 , idee capaci di dare frutti tali da contribuire alla rinascita' di nuovi "Dei" in grado di creare futuro e risposte ad un mondo senza bussola . Certo ne abbiamo bisogno tutti se non vogliamo lasciarlo solo ,nelle mani del denaro e della tecnologia fini a se stessi ,perche' la filosofia e' politica , e' progettualita', e' psiche . 
Il Dio che prometteva la felicita' nel regno dei morti non e' piu' al centro del mondo e il comunismo che prometteva la felicita' nel regno dei vivi si e' disperso e non ha mantenuto le promesse . Oggi regna il nichilismo , la mancanza di scopi e di perche' , si vive per l'oggi o al massimo per il giorno dopo . Abbiamo bisogno di riscrivere nuove ipotesi di mondo e di societa' per noi stessi e per quelli che verranno.
Diego