Tweet Senza Prometeo: novembre 2011

venerdì 18 novembre 2011

La crisi del "museo Europa"


Limes,  rivista italiana di geopolitica,  ebbe a definire l’Europa, divisa e decadente, un museo . 
Assistiamo ad una crisi che colpisce l’Italia e non solo, dove i cosiddetti mercati hanno messo le nazioni piu’ esposte nelle condizioni di dover sostenere manovre economiche sempre piu’ pesanti a carico dei loro cittadini per fronteggiare i tracolli di borsa e il costante aumento degli interessi sui titoli poliennali emessi per renderli piu’ appetibili agli investitori, sempre piu’ diffidenti verso  i debiti sovrani . 
Se cio’ al principio sembrava applicarsi solo a paesi come Grecia , Irlanda e Portogallo, via via e’ diventato sempre piu’ chiaro che gli attacchi ai paesi dell’area euro stava diventando sistemico ed ora anche nazioni come la Francia vengono fatti oggetto di questi attacchi speculativi .
 Appare sempre piu’ chiaro che ad essere oggetto di speculazione finanziaria e’ la stessa moneta unica europea . 
Molti spiegano in una sorta di complotto pilotato da grandi banche d’affari gli avvenimenti economici in corso . Penso che cio’ sia vero solo in parte e in parte sia un modo consolatorio per cercare un colpevole : similmente al  complotto giudaico-massonico che porto’ conseguenze tragiche nell’Europa del 900.  
    Io credo che buona parte dei  nostri guai e di quelli che sta via via attraversando l’Europa , eccezion fatta al momento per la Germania, sia determinato dalla formazione sino ad ora monca della stessa Europa .
La mancata attuazione di una Europa politica, il permanere di identita’ nazionali spesso piu’ o meno velatamente in conflitto, la presenza di una BCE con poteri anomali per volere della stessa Germania , siano tra  i fattori che determina una sostanziale vulnerabilita’ dell’area euro rispetto  alle altre monete .
Gli "Stati Uniti d’Europa" é rimasto per molti un grande sogno nel cassetto con il risultato che l’Europa e’ invecchiata  mentre nel mondo si affacciano nuove potenze economiche forti nei numeri e nella geografia politica della terra .
L’europa appare sempre piu’ il museo dove antiche identita’ nazionali tentano di giocare ruoli separati che non hanno piu’ ragione di esistere in un mondo sempre  piu’ interconnesso e globale .
A maggior ragione se l’euro dovesse soccombere le varie monete nazionali sarebbero fragili vasi di coccio in mezzo ai vasi di ferro delle nazioni piu’ potenti perche’ piu’ coese .
 Solo con una visione lungimirante e una unita’ politica ed economica , non solo monetaria, dell’Europa questa potra’ riprendere a pieno titolo il ruolo di potenza mondiale e potra’ fronteggiare la speculazione con successo.  Da quel momento potra’ chiedere e imporre che le banche d’affari vengano scorporate dalle banche al consumo , che i paradisi fiscali esistenti, anche in seno alla stessa geografia europea,vengano smantellati, che si costituisca un fondo aureo comune al pari della federal riserve americana in grado di garantire la moneta unica ,
Allora l’Europa avra’ quel rispetto che ora i mercati mondiali sembrano negargli .

venerdì 11 novembre 2011

Per una nuova "regolation" mondiale

Ogni evento traumatico dovrebbe servire a porre le basi per non ripetere gli errori del passato .
Anche questa crisi economica sarebbe inutile se le nazioni , se i cittadini che votano per i loro governi non prendessero in seria considerazione l'eventualita' di porre in discussione l'attuale sistema economico e le tecniche finanziarie fino ad oggi ritenute vangelo . Concetti come PIL , organismi come BCE e FMI dovrebbero essere banditi dai vocabolari e dallo scenario mondiale .
Il benessere della nazioni e quindi dei popoli e' stato interpretato come indebitamento , come puro meccanismo finanziario ed economico e ha rivelato i suoi limiti . L'esclusione della variabile umana e il tentativo di ridurre tutto ai numeri legati al denaro ha finito per smarrire il fine stesso per cui la parola benessere, ovvero felicita' ,era stata formulata .
 Un uomo pieno di debiti che spende piu' di cio' che guadagna e' un parametro di benessere rilevante , ma secondo le logiche del PIL quello stesso uomo se vivesse decorosamente e felicemente  in base alle risorse di una azienda agricola auto sufficiente sotto il profilo alimentare ed energetico sarebbe un miserabile perche' i suoi consumi commerciali sarebbero quasi pari a zero .
Alla finanza ha fatto comodo per decenni che i cittadini si indebitassero e le nazioni si indebitassero ed ora quel debito viene rinfacciato come causa di un male che e' stato ampiamente sponsorizzato e voluto come volano dell'economia ben sapendo che si stava drogando il mercato e lo si allontanava sempre piu' dalle situazioni reali delle societa' e dei cittadini . Questo e' il PIL da cui derivano i presupposti per la crescita infinita , la vera utopia del nostro tempo , questo e' il risultato dell'estromissione del fattore umano dall'economia .
Esiste un piccolo paese Asiatico che ha fatto sorridere il mondo : il Bhutan che valuta il benessere con l'Indice di Felicita' Interna , un parametro che da una dimensione davvero umana al benessere ed e' un esempio di come sia possibile cambiare le leggi economiche di un paese .
 Eliminare il PIL come parametro unico del benessere,, ritornare ad una moneta che sia espressione delle autorita' nazionali e non delle banche centrali e sia il corrispettivo del valore reale della ricchezza prodotta e accomulata da un paese . Legare il capitale ai beni e servizi prodotti ,eliminare i paradisi fiscali e mettere paletti stringenti alla finanza speculativa : queste alcune delle ricette per ritornare alla normalita'. Se questa crisi passera' si dovra' sostituire la deregolation, frutto di un neoliberismo criminogeno, con una  "regolation" che dia nuove formulazioni all'economia del futuro, se vorremo ancora parlare di futuro per i cittadini del mondo che verra'.

sabato 5 novembre 2011

Il "99% " che si manifesta


Credo che meriti attenzione il fenomeno di quel 99% che si dichiara contro quell'1% dei piu' ricchi e potenti nel mondo .  In questi ultimi anni e in particolare nel periodo contrassegnato dall'ultimo governo Berlusconi di volta in volta moltissimi giovani e non con varie sigle ( no global, onda, popolo viola , indignati ,. movimento 15 ottobre, no TAV ecc ) in varie forme hanno evidenziato un fenomeno di presa di coscienza della cittadinanza piu' informata rispetto all'evoluzione del sistema politico/ economico che governa il mondo .
Con il liberismo si e' creata sempre piu' una frattura fra l'economia contrassegnata dal vecchio capitalismo basato su beni e servizi e che aveva come antagonista l'altrettanto vecchio comunismo anticapitalista .
Ormai si percepisce che il vero "padrone" mondiale e' il mercato, un mercato drogato dalla finanza creativa , ed e' un padrone tanto prepotente da rendere accomunati nell'antagonismo cittadini di tutti i ceti e di tutte le eta' .
La vecchia contrapposizione operai-imprenditori sembra superata da questa minaccia che relega per sua incapacita' e impotenza la politica ad un ruolo subalterno , una incapacita' spesso dettata anche da una visione ideologica che rimane ancorata al tabu' liberista del rifiuto di ogni rfegolamentazione del mercato e abdica al ruolo di indirizzo dell'econimia visto come un pericoloso ritorno al socialismo reale .
Ebbene io credo che le rivolte degli indignati e similari siano il fenomeno di questo disagio e della consapevolezza sempre piu' viva che se non si esce da questo sistema cosi concepito si rischia davvero una perdita di democrazia e una perdita di tutte le conquiste civili faticosamente raggiunte in tanti anni di lotte e di maturita' civile .
 Questo se vale per l'europa e per l'occidente , vale ancora di piu' per un paese fragile come l'Italia . Di questa consapevolezza devono farsi carico a maggior ragione le sinistre che in questi ultimi anni anziche' formulare una visione originale della politica hanno vanamente rincorso la visione neo liberista ,anche se con correzioni scarsamente significative .
 L'europa , mancando di un governo politico ed economico , che lascia il progetto unitario sostanzialmente zoppo, finisce per esser succube  della BCE e del FMI ,uniche istituzioni dotatedi un certo potere reale , ma anche conservatore e miope .
 Occorre una visione del mondo che sappia dotarsi di antidoti capaci di arginare e contrastare le spinte speculative da un lato e un capitalismo finanziario fatto di carta  e di scommesse ,che nulla a che vedere con il valore reale delle merci e dei beni , ne tanto meno con la visione di un capitalismo capace di allargare la base del benessere alla comunita' umana .
 Se non vi sara' una vera svolta, il capitalismo, gia' incrinato dalla sua evoluzione storica, rischia di diventare al pari del comunismo reale , l'altra faccia di una filosofia tragica e devastante per le generazioni che verranno . Il germe di una nuova filosofia mondiale e' in quei movimenti che riempiono le piazze del mondo , ancora presto per dire se diventeranno capaci di mettere radici e dare frutti,, ma, molto piu' che una speranza, sono una promessa