Tweet Senza Prometeo: gennaio 2012

lunedì 30 gennaio 2012

L’utopia capitalista : fine di un’era




Il capitalismo, al pari del comunismo sono filosofie nate  dall’eterna ricerca di felicita’ che l’uomo , essere mortale , ha cercato di mettere in campo per trovare sulla terra quel paradiso che le religioni promettono oltre la terra .
 Il capitalismo cercava di razionalizzare gli istinti umani che spingono al possesso e all’accaparramento di beni  diversamente  realizzati attraverso le guerre , il furto, la corruzione, la rapina, il baratto .
La sete di guadagno e di profitto e l’accumulazione di ricchezze e’ una coazione a ripetere che domina l’uomo come retaggio della  difesa del branco e dell’istinto di sopravvivenza  della prole e se in passato la relativa abbondanza di beni e di territorio consentiva l’espandersi libero e privo di conseguenze tangibili sulla terra della logica capitalista , oggi il capitalismo deve fare i conti con il progressivo esaurimento delle risorse .
Il capitalismo ha bisogno della crescita’ per sopravvivere , la logica di una economia basata su consumi crescenti e su mercati in espansione  pero’ impatta inesorabilmente con uno sviluppo che mostra sempre piu’ i suoi limiti . Questi limiti sono imposti dal nostro esistere su questo pianeta i cui confini appaiono sempre piu’ stretti  e dove non solo le materie prime sono destinate a diventare sempre piu’ rare fino ad esaurirsi del tutto , ma dove anche l’impatto delle crescenti attivita’ umane  crea le premesse per  una progressiva invivibilita’ della terra che e’ la fonte stessa dello sviluppo capitalista .
Il capitalismo e’ quindi sempre piu’ al cospetto delle contraddizioni insite nel suo stesso  progetto esistenziale ed e’ costretto a  cercare nelle soluzioni tecniche una speranza di sopravvivenza . Ma se l’economia e la tecnica sostituiscono il capitalismo in qualche modo ne evidenziano la fine .
 Secondo questa tesi , solo se le soluzioni tecniche conserveranno la vita  sulla terra o sopperiranno alla mancanza di risorse , oggi reperibili quasi unicamente  nel suolo, si potra’ alimentare la macchina mai sazia del consumo e quindi dell’economia , ma cio’ e’ proponibile ?  E’ proponibile  una soluzione che tende inevitabilmente anch’essa all’infinito all’interno di un mondo finito quale e’ quello in cui la specie umana risiede ?
Ancora la tecnica  fantastica su possibili mondi alternativi in cui la specie umana potrebbe perpetuare la sua esistenza  distruttiva , ma  cio’ sconfina ormai con la fantascienza , sia per i tempi in cui si potrebbe  realizzare un simile passaggio, che configge con l’urgenza delle soluzioni da adottare , sia perche’ non tiene in considerazione che di fatto questa ipotizzata emigrazione biblica rappresenterebbe gia’ di per se la fine di ogni forma di vita e di societa’ cosi come la conosciamo .
La verita’ piu’ concreta e realistica e’ che il capitalismo si manifesta ormai come l’utopia  del nuovo millennio  a cui dovra’ inevitabilmente seguire una decrescita , si spera graduale  e meno dolorosa  il possibile , che parta dal decremento demografico fino alla limitazione dello sfruttamento di tutte le risorse che la terra ci mette ancora a disposizione, in cio’ aiutati da  quello  che l’ingegno umano sapra’   proporre per gli anni a venire .  Per rendere   meno  demotivante questo percorso apparentemente inverso nella storia, abbiamo bisogno di una nuova filosofia che faccia intravedere traguardi inediti rispetto a quelli proposti nel 900 , capaci di fornire una nuova spinta vitale non piu’ indirizzata al consumo di beni materiali., ma capace di trovare nel benessere interiore  la capacita’ di estinguere  la sete di guadagno e di  profitto che lacera  l’umanita’ . 
  

sabato 14 gennaio 2012

Beethoven Symphony No. 6 "Pastorale"

La sinfonia n. 6 di Beethoven e' un quadro romantico messo in musica dove si possono immaginare in sequenza i paesaggi campestri cosi come erano spesso dipinti . I boschi che si intervallano a distese di prati e ruscelli e cieli azzurri con grandi nubi che ne attennuano la monotonia e dai prati in lontananza si scorgono ruderi antichi avviluppati dalla vegetazione e quasi ti accorgi di satiri che con i loro flauti inseguono le ninfe fin sul limitare dei boschi ... basta cosi , ma poi mi vengono in mente pianure invase da costruzioni spesso inutili , boschi che bruciano, torrenti inquinati e soffocati nei cunicoli e un paesaggio spesso sempre piu' desolante e mi passa la poesia .

mercoledì 4 gennaio 2012

Se questi sono "i padroni" ....

Una fabbrica chiude , una delle tante di questi tempi , tempi di crisi per tante aziende, tempi di poverta' per tante famiglie .
Le aziende chiudono perche' mancano le commesse , le banche chiudono i rubinetti del credito e gli imprenditori in difficolta', dopo essersi impegnati anche la casa, strozzati dai debiti e dalle agenzie di recupero crediti, sono costretti a chiudere le aziende  e a licenziare i loro dipendenti .
 La fabbrica di cui parlo pero' non e' in crisi , non mancano le commesse e non e' strozzata dai debiti, eppure il 31 dicembre 2011 invia per fax la lettera di licenziamento a 320 dipendenti , per la stragrande maggioranza donne : quella azienda si chiama OMSA e trova piu' redditizio riallocare la fabbrica in Serbia dove la manodopera costa, per ora, meno .
Un'articolo della nostra costituzione, il 41, quello che Berlusconi voleva abolire , ci dice che le imprese hanno un ruolo sociale e non solo, come unico fine, il profitto. Eppure, articolo 41 o no, quelle 320 donne, con anni di dedizione al lavoro sulle spalle, sono state messe sulla strada senza che l'azienda abbia fatto nulla per ridurre lo stato di sofferenza economica e umana che un licenziamento comporta.
E' giusto cosi' ? E' questo il capitalismo che serve ai bisogni della nostra societa' ? Puo' un datore di lavoro diventare datore di miseria quando lo decide senza che nessun impedimento glielo vieti salvo una coscienza e un rispetto per l'uomo del tutto affidato al libero arbitrio ? Possibile che in nome del libero mercato, della liberta' di impresa, si possa negare ad altri esseri umani la possibilita' di vivere dignitosamente senza che essi siano usati alla stregua dei macchinari o delle merci che producono?
Ecco, questi fatti gridano vendetta e ci fanno sognare il ritorno di una ideologia che sia capace di imporre con la forza, se necessario, l'uguaglianza e il diritto ad una vita decente per tutti i lavoratori anche a costo di sacrificare la liberta', ma quella liberta' che calpesta e uccide gli altri rendendoli schiavi del bisogno .