Tweet Senza Prometeo: febbraio 2012

mercoledì 22 febbraio 2012

Psicoanalisi : tra illusione e fede .

Nel tempo in cui viviamo la medicina è sempre piu’ diventata una scienza che si attiene ai dati clinici  senza preoccuparsi troppo delle percezioni del paziente e rendendolo alla fine sempre piu’ oggetto di  cura  piuttosto che soggetto . La psicoanalisi inserendosi in questo spazio , ha cercato di occupare il luogo della comunicazione trascurata dalla medicina .  Tuttavia tale comunicazione non si basa tanto sulla liberta’ dei  soggetti che comunicano , quanto piuttosto sulla fede che il paziente ripone nei confronti della cura .
Come spiega Galimberti nel suo libro “ La casa di psiche” prendendo ispirazione da Jaspers, la fede ha dei tratti riconoscibili : quando l’interpretazione trascura i criteri di cio’ che e’ vero e di cio’ che e’ falso traducendo ogni sintomo in simbolo “l’interpretazione cessa di essere conoscibilita’” . “ se tutto ha per principio un senso , non vi e’ piu’ nulla che ci difenda da dalla pretesa di un sapere totale lo priva della sua liberta’ ideativa “.
Il rischio di scivolare in una identificazione tra salute e salvezza e ricondurre il senso della malattia ad una causa – colpa  porta ad un piano “religioso” dove alla libera comunicazione si  sostituisce una “ adesione fideistica “ . “ si tratta di un processo analogo agli esercizi spirituali durante i quali ci si impossessa della verita’ non attraverso una conoscenza universalmente valida , ma addentrandosi al trattamento della propria coscienza “
La formazione degli analisti si rifa’ alle stesse logiche cioe’ “ si verifica attraverso le analisi didattiche se la persona che vi si sottopone e’ predisposta per la fede necessaria “  Cole tale l’analisi didattica appare indegna della ragione con una pratica che finisce per compromettere la scienza, la ragione e la stessa liberta’. “ Quando poi un’esperimento su  se stessi viene elevato a condizione per un’abilitazione si ha un’offesa dell’umanita’ “
Come scrive Jaspers “ forse la psicoanalisi e’ solo un dramma insensato che, attraverso la falsa soluzione che propone, mostra indirettamente cio’ che il medico potrebbe o dovrebbe fare “
“ la verita’ che l’oltrepassa si trova nello spazio della filosofia , che appartiene all’uomo che pensa in quanto tale “ .

sabato 11 febbraio 2012

La crescita orizzontale

Si parla di crescita , questa parola " crescita" e' all'ordine del giorno , per gli economisti , al pari del PIL rappresenta la chiave per la soluzione dei problemi sorti con la crisi che attanaglia l'Europa . La crisi che stiamo vivendo ripropone le caratteristiche derivanti dagli errori del passato in modo analogo se non simile a quella del 1929 . 
L'allora presidente americano Roosevelt per contrastare la recessione che ne consegui' diede il via ad un piano di opere pubbliche secondo una ricetta che Keynes immaginò come un meccanismo , anche improduttivo, (classico l’esempio della squadra di operai ingaggiata per aprire una buca per terra, e di un’altra squadra ingaggiata per chiudere quella stessa buca), che però aveva la funzione di far ripartire l’economia. Gli operai spendevano il loro reddito e questo consentiva alle imprese di produrre altri beni e di assumere altri operai che, a loro volta, avrebbero speso il loro reddito. In questo modo si innescava un circolo virtuoso di reddito-spesa-investimento che faceva ripartire l’economia. Questo era un rimedio temporaneo contro la crisi, poiché occorreva poi ripagare il debito aggiunto che lo Stato assumeva.
 In realtà, questo è diventato un sistema permanente dell’economia, attraverso la creazione del denaro da parte delle banche che genera debito tra tutti i soggetti dell’economia. Per aumentare il denaro in circolazione le banche centrali abbassano il tasso di sconto per rendere più facili i prestiti. Le crisi precedenti sono state superate in questo modo.
 Oggi questo non è possibile, perché imprese, Stati e famiglie, sono troppo indebitati e non possono assumere nuovi debiti. Le banche locali si indebitano con la banca centrale e moltiplicano, in funzione del proprio tasso di riserva, il denaro concedendo nuovi prestiti. L’economia gira, però non solo sale il debito complessivo, ma le banche in questo modo si impadroniscono della ricchezza prodotta dalla società. D’altra parte il capitale finanziario deve produrre interessi. E allora, solo uscendo dalla logica del profitto, dalla generazione continua di interessi, possiamo immaginare un’altra economia e un’altra società. 
A cio' oggi si e' aggiunta la finanza speculativa che arriva a scommettere perfino sulle perdite dei suoi stessi clienti o sul collasso degli stati .  Una perversione della finanza che nulla ha piu' a che vedere con il capitalismo cosi come lo conosciamo .
 Viviamo una sorta di bulimia della finanza e dell'economia che nasce con la globalizzazione e si dilata a sistema mondiale . La crescita diventa una coazione a ripetere che tende all'infinito perche' infinita e' la fame di denaro, non importa se virtuale . Si puo' davvero immaginare una economia cosi concepita senza un collasso catastrofico ? A differenza dei governanti , i popoli se ne stanno rendendo conto e vivono sulla loro pelle gli effetti di questo disastro annunciato . Sara' un processo ancora lento, ma presto si alimenteranno sperequazioni tali da rendere impossibile ai governi il controllo dei loro popoli . 
Gia' si parla di "decrescita felice" , ma piu' positivamente si dovra' parlare di "crescita orizzontale" che implica una progressiva ripresa della politica sull'economia e un consapevole ritorno alla ricchezza reale rappresentata dai beni e non dal denaro . I popoli stessi attraverso l'espressione democratica o in mancanza, con la lotta violenta, ridaranno, attraverso la politica, il ruolo di tutore del benessere degli uomini e chiederanno che la ricchezza venga ridistribuita orrizzontalmente all'interno delle societa' secondo una logica che riprende le filosofie socialiste associandole ad un nuovo modo di costruire le basi economiche secondo schemi di sviluppo sostenibile e compatibile con le risorse inevitabilmente limitate di cui l'umanita' puo' ancora disporre . 
Con l'aumento della popolazione mondiale ai prossimi 10 miliardi di individui se tutti consumassero ai ritmi americani o europei le risorse del pianeta sarebbero gia' esaurite nel giro di pochi decenni al punto che avremmo bisogno di altri sei pianeti uguali al nostro per soddisfare l'inestinguibile avidita' della parte ricca dell'umanita' . Ripensare l'economia quindi non e' solo una necessita',ma un imprescindibile vincolo di sopravvivenza .