Tweet Senza Prometeo: aprile 2012

mercoledì 4 aprile 2012

Prima di spegnere la luce


Quanti anni ho ?  non lo so piu’ , la mia memoria fa brutti scherzi ormai , qualcuno mi ha detto 88 .
Da quando sono stato male non riesco piu’ a parlare ne’ a scrivere , ma riesco ancora a pensare  . 
Da quando sono stato male i miei figli mi hanno ricoverato in questa struttura che chiamano casa di riposo : chissa’ perche’ poi riposo , il riposo richiama alla serenita’ , dopo la stanchezza , dopo gli affanni , eppure quella stanchezza, quegli affanni , erano vita e ora c’e’ solo attesa , un’attesa senza speranze e senza gioia .
Qui ,dove sono, dipendo da delle badanti e dai loro umori e’ se qualcuna si innervosisce perche’ deve cambiarmi il pannolone , o urla perche’ non  voglio bere l’acqua calda che mi fanno ingurgitare , nessuno se ne accorge o si preoccupa . E pensare che a me piaceva cosi tanto la Coca Cola o in estate una bella birra fresca e schiumante, ma qui solo acqua di rubinetto nemmeno fresca . Gia’ perche’ l’acqua non contiene  zuccheri  che  fanno male ai diabetici, anche se io non sono diabetico . Dicono che ho la demenza senile perche’ non parlo e tengo spesso gli occhi chiusi . Eppure capisco , capisco lo stato di abbandono affettivo in cui versiamo . Siamo diventati improduttivi , anzi lo eravamo gia’ quando siamo andati in pensione e si sa’ , nella societa’ fondata sul mercato se non produci piu’ sei fuori , fuori da tutto .
 In cambio siamo diventati noi dei prodotti , merce avariata , ma redditizia per chi ci accudisce o meglio ci ha immagazzinato in attesa del cassonetto o dell’inceneritore . Percio’ ci fanno mangiare anche se non ne abbiamo voglia e ci tengono sufficientemente in vita , anche se e’ una vita insufficiente .
Tra noi detenuti in case di riposo non ci parliamo , nemmeno quelli che hanno ancora voce . Pensare che un tempo i vecchi erano quelli che parlavano di piu’ , li mettevano a capotavola con tutta la famiglia riunita e i figli e i nipoti, tutti ascoltavano il grande vecchio quando raccontava loro della sua vita trascorsa, delle esperienze, dei consigli che la vita gli aveva insegnato .
 Noi invece siamo tutti li , sulle nostre carrozzine , in una saletta a guardare una televisione che viaggia da sola, senza pubblico e senza attenzione , la mattina in attesa del pranzo , il pomeriggio in attesa della cena e poi di nuovo cosi , giorno dopo giorno in attesa , in attesa di una fine che tarda a venire , come una liberazione per tutti , meno che per l’istituto che perde un cliente , anche se i clienti certamente non mancano .
Qualche parente di tanto in tanto viene a trovarci e ci porta un giornale o un cioccolatino che furtivamente scarta e infila in bocca al vecchietto che accenna a un sorriso .
I miei figli non vengono quasi piu’ , uno e’ ingegnere e vive in un’altra citta’ e mia figlia e’ sempre di corsa tra nipoti e lavoro … tanto io qui sto bene , cosa mi manca !?  Ho perfino un balcone che non posso usare , sai , per via delle correnti d’aria , e ho un compagno di camera che parla e si lamenta , anche di notte , ma non parla con me , parla da solo e solo Dio sa quello che dice .
Ogni tanto penso alla mia bella casa sul mare , agli amici che non vedo piu’ , forse gia’ morti , forse anche loro, come me, detenuti in case di riposo o in domicilio coatto con badanti al seguito . 
  Tutte le mie cose , i miei ricordi , i miei libri , i miei dischi , non sono piu’ miei , forse nemmeno sono piu’ , magari venduti, dispersi, regalati,  perche’ tanto appartenenti ad un moribondo ancora in vita .
Nelle nostre stanze solo indumenti , tute o pigiamoni , e nel cassetto una foto inutile dei figli .
Quando anche quel poco di memoria se ne andra’ si spegnera’ la luce e rimarranno solo le stanze semivuote e i corridoi  bianchi di questa casa che  nemmeno il sole riesce piu’ a scaldare .