Tweet Senza Prometeo: agosto 2012

mercoledì 8 agosto 2012

L'ottimismo del futuro


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Nella scena finale del film  “2001 odissea nello spazio “ la scimmia  per la prima volta scopre che un  osso puo’ diventare una clava e con quello puo’ migliorare la sua efficacia nell’uccisione delle prede . Il primate passa dallo stadio puramente istintivo a quello di essere capace di utilizzare strumenti .  Al di la’ degli intenti del film e al di la’ delle considerazioni antropologiche, possiamo affermare che questo passaggio e’ emblematico dell’evoluzione in senso tecnico dell’uomo.   A differenza degli animali che eseguono istruzioni prevalentemente dettate dall’istinto e dai codici genetici che programmano i comportamenti , l’essere umano, poiche’ pressoche’ privo di questi codici istintuali,  si fa carico della sua indeterminazione e la traduce in capacita’ di ottenere il massimo risultato con il minimo sforzo , cioe’ la pura razionalita’  che porta all’efficienza .  Dalla ruota per spostare  carichi pesanti , all’arco per colpire una preda a distanza, tutta la storia umana è stata nel segno del progresso in questa direzione .
 L’essere umano imparava dalla natura , ne carpiva i segreti , le leggi della natura erano le sue leggi . Gli antichi greci  vedevano nella natura una maestra ,  consideravano folle stoltezza pensare all’uomo che volesse assoggettare alle sue pretese il mondo, ma invece era saggio colui che sapeva adeguarvisi , tanto che il rapporto con il fine vita non aveva i connotati drammatici che assume oggi. I greci usavano il termine “ mortale  “ per definire l’uomo, cioe’ colui che aveva consapevolezza del limite suo e delle cose che lo circondavano . Il senso della misura sostituiva il demenziale senso dell’esageratezza che contraddistingue l’uomo moderno .
Quanto di questa consapevolezza  esista ancora nel mondo occidentale e nel mondo via via sempre piu’ uniformato alla filosofia del “ futuro senza limiti “ lo possiamo constatare ogni giorno .
 La speranza  da  virtu’ e’ diventata un imperativo categorico che si iscrive al concetto del futuro senza limiti e dell’immortalita’ cosi sapientemente istillata dalle religioni , ogni ramo del sapere ne e’ imbevuto : per i cristiani il passato e’ peccato, il presente espiazione, il futuro redenzione , per la  sociologia il passato e’ iniquita’, il presente e’ rivolta, il futuro e’ giustizia sulla terra , per la psicoanalisi il passato e’ trauma, il presente e’ analisi, il futuro e’ guarigione e cosi via .
 In questo contesto non puo’ esistere un limite  e quindi non puo’ esistere una soluzione che non sussista come salvifica : la scienza e la tecnica diventano cosi la panacea di tutti i mali in tutti i campi , nella medicina , nell’economia, nella tecnologia.  Se non c’e’ limite al futuro e alla salvezza perche’ preoccuparsi se questo pianeta appare insufficiente nelle risorse , nella capacita’ di superare i danni provocati dall’uomo, nell’incremento demografico ecc. ci sara’ sempre una scienza, una tecnica, in grado di sistemare tutto !
 Il cieco “ottimismo del futuro” come la definisce il professor Umberto Galimberti e la mancanza di un sereno rapporto con i nostri limiti ci rende incapaci di cambiare rotta e di accettare un ritorno a metodi di vita in grado da rendere sostenibile l’esistenza sul nostro pianeta.  
Parole come “decrescita” e “limite allo sviluppo” cozzano con il mantra della crescita e del PIL che ogni economista ci propina quotidianamente .
Bloccati entro questi schemi le nazioni sono incapaci di progettare una nuova visione dell’economia e del benessere che sappia gestire in modo piu’ distributivo le risorse anziche’ accumularle e che dal solo bene materiale e dal denaro si sposti sulle altre necessita’ umane, pure altrettanto chiaramente sentite come componenti della felicita’. 
Se la tecnica e’ diventata l’unico mezzo per realizzare qualsiasi scopo e il denaro e’ diventato l’unico mezzo per realizzare qualsiasi necessita’ , allora questi non sono piu’ ,come dovrebbero essere, dei mezzi al servizio dell’uomo , ma diventano l’unico fine .
Di fronte a questo non vi sono vie alternative e l’uomo rimane prigioniero di una prospettiva talmente miope da impedirgli qualsiasi capacita di azione di fronte ai veri drammi che si prospettano per il futuro .
Diego






mercoledì 1 agosto 2012

Se Dio e' solo e l'uomo anche

Se per Nietzsche  Dio e' morto, potremmo affermare invece che se non lo è certamente Dio e' solo ( e l'uomo anche ) .
Nella storia della religione cristiana e della societa' occidentale siamo riusciti nell'intento di costruire una morale e un insieme di regole introiettate nella coscienza sociale collettiva che costituiscono un tessuto di valori costituitisi in funzione dei rapporti tra gli esseri umani , ma non esiste una morale altrettanto radicata nei confronti dell'ambiente non umano che ci circonda , nei confronti della vita animale e vegetale , nei confronti dei beni che consentono la sussistenza stessa della vita umana come il suolo, l'aria, l'acqua .
Se un uomo compie uno stupro non viene soltanto giustamente sanzionato dalla legge, ma ha l'unanime disprezzo e la condanna di ogni uomo degno di questo nome, perche' il fine e' il "valore " dell'essere umano in quanto tale , viceversa  se si inquina un canale che irriga i campi, fornisce acqua al bestiame , fa vivere i pesci , forse il danno puo' essere sanzionato in funzione del mancato utilizzo dell'acqua , cioe' vieme meno l'utilita' del mezzo , ma quanti proverebbero lo stesso sentimento di indignazione , quanti vedrebbero nell'inquinamento e quindi nell'acqua il fine della condanna ? Una morale funziona se diventa psiche collettiva, ma come puo' entrare in quest'ambito la natura e gli enti che la compongono se la nostra societa' risente ancora di un dettato biblico che fa della natura non un fine, ma un mezzo dato in mano all'uomo perche' ne disponga a suo piacimento ? Allora cosa e' l'aria ? un mezzo o un fine ? Cosa e' l'acqua ? Un mezzo o un fine ? e il suolo ?, e gli altri esseri viventi non umani ? Ecco la chiave per capire l'incapacita' e l'impossibilita' degli esseri umani di far fronte alle crisi ambientali del pianeta .