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Nella
scena finale del film “2001 odissea
nello spazio “ la scimmia per la prima
volta scopre che un osso puo’ diventare
una clava e con quello puo’ migliorare la sua efficacia nell’uccisione delle
prede . Il primate passa dallo stadio puramente istintivo a quello di essere
capace di utilizzare strumenti . Al di
la’ degli intenti del film e al di la’ delle considerazioni antropologiche, possiamo
affermare che questo passaggio e’ emblematico dell’evoluzione in senso tecnico
dell’uomo. A differenza degli animali
che eseguono istruzioni prevalentemente dettate dall’istinto e dai codici
genetici che programmano i comportamenti , l’essere umano, poiche’ pressoche’
privo di questi codici istintuali, si fa
carico della sua indeterminazione e la traduce in capacita’ di ottenere il
massimo risultato con il minimo sforzo , cioe’ la pura razionalita’ che porta all’efficienza . Dalla ruota per spostare carichi pesanti , all’arco per colpire una
preda a distanza, tutta la storia umana è stata nel segno del progresso in
questa direzione .
L’essere umano imparava dalla natura , ne
carpiva i segreti , le leggi della natura erano le sue leggi . Gli antichi
greci vedevano nella natura una maestra
, consideravano folle stoltezza pensare all’uomo
che volesse assoggettare alle sue pretese il mondo, ma invece era saggio colui
che sapeva adeguarvisi , tanto che il rapporto con il fine vita non aveva i
connotati drammatici che assume oggi. I greci usavano il termine “ mortale “ per definire l’uomo, cioe’ colui che aveva
consapevolezza del limite suo e delle cose che lo circondavano . Il senso della
misura sostituiva il demenziale senso dell’esageratezza che contraddistingue
l’uomo moderno .
Quanto
di questa consapevolezza esista ancora
nel mondo occidentale e nel mondo via via sempre piu’ uniformato alla filosofia
del “ futuro senza limiti “ lo possiamo constatare ogni giorno .
La speranza
da virtu’ e’ diventata un
imperativo categorico che si iscrive al concetto del futuro senza limiti e
dell’immortalita’ cosi sapientemente istillata dalle religioni , ogni ramo del
sapere ne e’ imbevuto : per i cristiani il passato e’ peccato, il presente
espiazione, il futuro redenzione , per la
sociologia il passato e’ iniquita’, il presente e’ rivolta, il futuro e’
giustizia sulla terra , per la psicoanalisi il passato e’ trauma, il presente
e’ analisi, il futuro e’ guarigione e cosi via .
In questo contesto non puo’ esistere un limite
e quindi non puo’ esistere una soluzione
che non sussista come salvifica : la scienza e la tecnica diventano cosi la
panacea di tutti i mali in tutti i campi , nella medicina , nell’economia,
nella tecnologia. Se non c’e’ limite al
futuro e alla salvezza perche’ preoccuparsi se questo pianeta appare insufficiente
nelle risorse , nella capacita’ di superare i danni provocati dall’uomo,
nell’incremento demografico ecc. ci sara’ sempre una scienza, una tecnica, in
grado di sistemare tutto !
Il cieco “ottimismo del futuro” come la
definisce il professor Umberto Galimberti e la mancanza di un sereno rapporto
con i nostri limiti ci rende incapaci di cambiare rotta e di accettare un
ritorno a metodi di vita in grado da rendere sostenibile l’esistenza sul nostro
pianeta.
Parole
come “decrescita” e “limite allo sviluppo” cozzano con il mantra della crescita
e del PIL che ogni economista ci propina quotidianamente .
Bloccati
entro questi schemi le nazioni sono incapaci di progettare una nuova visione
dell’economia e del benessere che sappia gestire in modo piu’ distributivo le
risorse anziche’ accumularle e che dal solo bene materiale e dal denaro si
sposti sulle altre necessita’ umane, pure altrettanto chiaramente sentite come
componenti della felicita’.
Se
la tecnica e’ diventata l’unico mezzo per realizzare qualsiasi scopo e il
denaro e’ diventato l’unico mezzo per realizzare qualsiasi necessita’ , allora
questi non sono piu’ ,come dovrebbero essere, dei mezzi al servizio dell’uomo ,
ma diventano l’unico fine .
Di
fronte a questo non vi sono vie alternative e l’uomo rimane prigioniero di una
prospettiva talmente miope da impedirgli qualsiasi capacita di azione di fronte
ai veri drammi che si prospettano per il futuro .
Diego